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La Voce dei Colori, una storia metropolitana

È una gran fortuna non sapere esattamente in che mondo si vive

Wislawa Szymborska – È una gran fortuna 

Comincia così La Voce dei Colori di Jimmy Liao, nella sua versione originale.
Ancora una volta è la poetessa polacca a introdurre un suo albo¹
, ad aprire il sipario e a darci una prima chiave di lettura.

Il titolo originale cinese de La Voce dei Colori è 《地下铁》 (dìxià tiě) – Metropolitana, con sottotitolo inglese Sound of Colors. Tutto ha inizio dalla metropolitana effettivamente, lo racconta Liao stesso. L’idea del libro nasce proprio dalla passione che ha per questo mezzo di trasporto, per il fatto che si entra in un luogo e all’uscita, senza rendersene conto, ci si ritrova altrove, in un posto che può essere molto differente.
Questa è la scintilla da cui nasce quello che lui stesso dichiara essere forse il suo libro più bello.

Perché prendere la metropolitana?
All’inizio è un IO viaggiatore. Ma non lo convince. Ha molti dubbi.
Ricorda quindi le parole del suo amico, il celebre regista cinese Wang Kar Wai. Per lui, fare un film significa ogni volta crearsi del problemi e poi risolverli.
Il tempo della creazione è scandito dalla risoluzione di ogni piccolo dubbio o grande problema, passo dopo passo. Ed è così anche per Jimmy Liao: “Il tempo è da sempre il mio antidoto alle difficoltà. Ed è nei dettagli della vita, nelle piccole cose di tutti i giorni, che spesso si celano le soluzioni.”

 

Attende.
E un giorno, mentre sta mangiando, pensa alla cecità e comincia a collegare questa alla sua idea di libro.
Ha senso: quello spazio vuoto e scuro dato dalla mancanza della vista può riempirsi di colori, di possibilità, di sensazioni infinite. Tanti mondi possibili, da raggiungere in metropolitana.
L’IO viaggiatore cede il posto a un nuovo personaggio – una ragazzina – che comincia il viaggio della vita: ha 15 anni ed esplora il mondo, il suo.

Jimmy Liao racconta come la struttura a V del libro, delle entrare e delle uscite, apparentemente così immediata, si sia concretizzata dopo diversi tentativi, tantissime bozze. Una struttura semplice, intuitiva quasi, ma che ha richiesto molto tempo ed esercizio.  
A ispirarlo le stazioni di New York e Parigi.

 

In quel periodo sfogliava tantissimi cataloghi di pittori occidentali: da Matisse a Picasso, da Klee a Mondrian.
La lezione dei grandi pittori è evidente e meravigliosa. E ci accompagna in un levigatissimo e suggestivo viaggio lungo la storia dell’arte moderna².



Con La Voce dei Colori Liao afferma che sia iniziato il suo periodo colorato. Siamo nel 2000/2001 e ha già pubblicato numerosi albi di grande successo, come La Luna e il Bambino e Incontri Disincontri³.
Ma questa è la prima opera in cui il colore esplode. E lo fa perché, dopo molto tempo si sente meglio fisicamente. È la prova della sua lenta rinascita, del suo ritorno alla vita, dopo i grigi anni della malattia.

Il viaggio è quasi compiuto. Manca un finale, però.
Ancora una volta si affida al tempo: aspetta che da dentro qualcosa gli indichi la strada giusta.
E arriva: durante una lezione di pittura occidentale, il suo insegnante racconta l’importanza della rosa come simbolo nel Romanticismo, di come venisse bramata fino alla morte. Liao racconta che quel giorno era particolarmente stanco e si appisolava spesso. Si svegliò di colpo quando sentì il nome del fiore: fu in quell’istante che decise che sarebbe stato un mazzo di rose ad accompagnare la ragazza nel suo ritorno a casa.


A darle il benvenuto una straordinaria vetrata stile Chagall, in perfetta sintonia con quanto il pittore russo affermava:
 “Per me una vetrata è una parete trasparente  posta tra il mio cuore e il cuore del mondo”.

La Voce dei Colori è in effetti un inno alla straordinaria potenzialità del cuore umano e alle occasioni di bellezza del mondo.
Ma ammette Liao: la caducità della vita aleggia con insistenza su questo libro.
Durante i mesi di creazione, nonostante si sentisse meglio, era costantemente preoccupato per la sua salute. Sottoposto di continuo a controlli, a volte temeva che non sarebbe stato in grado di terminare l’opera, pensando addirittura di doverla affidare a qualcun altro.

Ed è in questo stato d’animo altalenante, tra la gioia e la paura, che Jimmy Liao viaggia con la sua giovane protagonista.
Lo dice lui stesso: lei è il suo alter ego.
E lo è di tutti noi, in questo viaggio accidentato, eppur miracoloso, che è la vita.

Nulla più adesso mi manca. In suoni e in profumi si son tramutati i colori. E cantano, infinitamente soavi. Libri? Perché? Sfoglian le chiome degli alberi, le tenui dita del vento. E io so le parole che ne sfuggono. E le ripeto, a volte, sommessamente, fra me. E la Morte che spicca in eterno le umane pupille come fiori, cercherà invano le mie.

Rainer Maria Rilke, La Cieca

[Esiste una versione cinatografica di questo albo, Sound of Colors, reperibile su youtube con sottotitoli in inglese https://www.youtube.com/watch?v=L2KobVSatuU]

Note:
1. Nell'albo Incontri Disincontri, l'epigrafe è anche tratta da una poesia di Wislawa Sziymborska.
2. Citazione tratta dalla recensione al libro di Ferdinando Albertazzi, Tuttolibri, novembre 2011
3. La Luna e il Bambino, Jimmy Liao, trad. Silvia Torchio, Edizioni Gruppo Abele, 2012, Torino; Incontri Disincontri, Jimmy Liao, trad. Silvia Torchio, Terre di Mezzo Editore, 2017, Milano

BIBLIOGRAFIA:
When the Story was Young, Jimmy Liao, Locus Publishing, 2008, Taipei
La Gioia di Scrivere, Wislawa Szimborska, curatore e trad. Pietro Marchesani, Adelphi Edizioni, 2009, Milano
Il libro delle immagini, Rainer Maria Rilke, Einaudi Gallimard, 1994, Torino

 

 

 

 

 

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